29.11.11

GESTI E SAPORI


artigianato nel segno della qualità

temporary EXPERIENCE
Piazza dell’Unità 4/b
3 - 18 dicembre 2011
tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00

Quest’anno Cna Trieste ha innovato la formula di Gesti e sapori, la manifestazione che promuove l’artigianato artistico e le produzioni alimentari del territorio, inaugurando uno spazio temporaneo che espone e offre le creazioni di artigiani e designer e le proposte tutte da gustare di produttori locali.
L’iniziativa ha coinvolto 20 realtà che vogliono essere innovative e che hanno scelto di esporre in uno spazio allestito a “chilometro zero”. Tutti gli arredi dello spazio, infatti, escono dalle botteghe dei partecipanti o sono stati messi a disposizione da negozi cittadini, nell’ottica del riciclo creativo, del riuso e del furniture sharing.


Un approccio ecologico, scelto da imprenditori che hanno la visione e l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della propria impresa. Una sensibilità che Cna Trieste sostiene e promuove.

espongono:

Artrè Bottega Orafa
Cassiopea
L’isolachenonc’è
Fontana Luce
Il Biscotto Ceramiche
Laboratorio Artigianale Stringher
L. G. di Giovanni Lo Giudice
Makassar
La Cornice
Ceramica Artistica Prospettiva
Renato Chicco
Rosso di Ferro
Maurizio Stagni
Studiocinque e altro
Artematta
Bread & Bar Cooperativa sociale onlus
Birrificio Cittavecchia
Piolo & Max
Qubik Caffè
Parovel

16.11.11

Revoltella Contemporaneo


Corrispondenze d'arte
interventi d'arte contemporanea a colloquio con il Museo Revoltella - Trieste

Writing Weavers di cassiopea

Il progetto, ideato da Barbara della Polla e Rossella Truccolo, ha preso il via alcuni anni fa ed è una particolare commistione di piùgeneri espressivi. Artigianato, teatro, arte e narrazione linguistica fanno sì che questi vestiti luminosi e “parlanti” rappresentino un’esperienza
interdisciplinare plurisensoriale. Il filo e la tessitura si confondono con la storia, la narrazione, la memoria. La materia fisica si scioglie nel pensiero, il tatto nel sonoro di voci che narrano di riflessioni e pensieri come se le vesti fossero, appunto, un taccuino di esperienze.

13.11.11

PERSONAGGE IN SCENA


Uno dei laboratori che si svolgeranno a Genova durante il Convegno della Società italiana delle Letterate è dedicato alle Personagge in scena. Non un elenco dei ruoli femminili che il teatro dedica alle donne e nemmeno attrici per la scena. Credo che le personagge si trovino in ognuna di noi. Sono il nostro incedere, le nostre voci, i nostri gesti piccoli e quotidiani. Quando parliamo di Personagge il nostro pensiero vola subito alto a grandi miti e grandi nomi. Personagge che abbiamo studiato, che ci hanno fatto studiare. Ma nel teatro che io amo le personagge sono piccole e a volte banali, sono donne comuni, che lottano ogni giorno, donne che incontriamo per la strada e alle quali spesso non rivolgiamo la parola. Perché voce non hanno. E’ a queste personagge che dedico il laboratorio, alle donne senza voce e a volte senza corpo, donne reali. Fatte di carne, sudore, umori, donne affaticate, donne che ridono, donne che piangono, bionde e more, donne con mille contraddizioni, donne senza etichette, senza "dott." o "prof." d’avanti al loro nome.

Ecco qualcuno chiama tutto questo "spazio infrabanale”.

Per me è entrare prepotentemente nella vita e metterla in scena.

per approfondire vai a Per un teatro vivente


27.10.11

DAL SEME DEL GRANO AL PANE

In autunno il seme del grano riposa dentro la terra
dopo una ventina di giorni il seme germoglia
spuntano le prime radici che vanno verso il basso
e anche un piccolo germoglio che sale verso l'alto
alla ricerca della luce...
durante l'inverno si forma una piantina vera e propria
poi la piantina cresce e cresce con tante nuove foglie...
presto si formerà la spiga...
in estate la pianta ha completato il suo ciclo
la bella spiga è piena di chicchi ricchi di amido...
a luglio tutto il grano è pronto per essere mietuto...
i chicchi di grano vengono trasformati in farina...

ora possiamo fare il pane...

C'è una relazione tra il laboratorio ORTOVI ideato da cassiopea
e questa piccola storia del chicco di grano
che diventa pane

se sei curioso e vuoi saperne di più
vai al laboratorio ideato da Ersilio M.
CUM PANIS

26.10.11

ORTOVI per bambini curiosi di tutte le età

a cura di Barbara Della Polla
realizzazione Cooperativa sociale Cassiopea (Trieste)


conduce Barbara Della Polla e Fiona Sansone

laboratorio di narrazione e costruzione di storie e miniorti che ogni bambino potrà portarsi a casa alla fine dell'esperienza

Semi, Terra, Acqua, Sole.
Sono questi gli elementi naturali e principali del laboratorio. Con questi semplici elementi impareremo a stupirci della meraviglia della natura. Giocheremo attorno ad un grande abito verde dalle tante tasche dove verranno messi a dimora i germogli... ma troveremo anche libri di fiabe e giardinaggio, piccole poesie, torba, semi vari, piccoli attrezzi dell'orto... costruiremo miniorti da passeggio... Ogni Ortovo ha il suo seme e da ogni seme nasce una storia… una piantina che dovrà essere curata per poter dare i “suoi frutti”.



Teatro Biblioteca Quarticciolo - Roma
4 - 8 - 10 -11 dicembre 2011 ore 16.30

ingresso libero con prenotazione obbligatoria 065460705 / 0698951725


L'inizio della storia

“Quando ero piccola andavo spesso a giocare nei prati, assaggiavo tutte le foglioline che trovavo, di preferenza quelle verdi e tenere, annusavo i fiori, e tornavo a casa con le tasche piene di terra e di piccoli semi. Piccoli tesori da custodire, forme e colori diversi riempivano le mie tasche e quelle dei miei amichetti, compagni d’avventura. A volte qualche seme si intrufolava tra le pieghe e le cuciture e restava lì attaccato nonostante il lavaggio. Allora piano piano il piccolo seme cominciava a germogliare, metteva la prima piccola “radichetta” che ancora più stretta si avvinghiava alla cucitura, al filo resistente della tasca del mio vestitino. Poi spuntava una fogliolina, poi un'altra e il gambo si faceva leggermente più grosso. Il verde da chiaro e tenero si preparava ad un colore più intenso, deciso, e la piantina occupava spazio tra le pieghe. Così mano mano quel mondo meravigliante costruiva l’orto/giardino tutt’attorno diventando il mio abito verde…”

Piccola bibliografia

1 - Bambini in giardino. Piccolo manuale per creare il tuo primo giardino, Bull Jane -
2 -
L' insalata era nell'orto. Favole da mangiare, Anna Bossi - Progedit editore
3 - L' insalata era nell'orto. L'orto a scuola e nel tempo libero, Nadia Nicoletti - Salani editore
4 - Lo sai che i papaveri... Il giardino fiorito a scuola e nel tempo libero, Nadia Nicoletti - Salani editore
5 - Cinquanta cose da fare per aiutare la terra. Manuale per proteggere il nostro pianeta e i suoi abitanti
(cominciando ora) - Salani editore
6 - La voce segreta dell'orto. Viaggio nell'immaginario dei vegetali, Clément Marie Christine - ed. De Agostini
7 - Giardinieri in erba, Emanuela Bussolati - Editoriale Scienza
8 - Guarda e Coltiva, Tina Davis - edizioni Corraini
9 - Il mio orto, Sonia Goldie - Editoriale Scienza
10 - Il piacere dell'orto - Slow Food editore
11 - L'erba del vicino, Elisa Nicoli - altraeconomia edizioni

un video
ORTOVI per Satie maggio 2011 al Teatro Miela - Trieste
kermesse artistica MIELAVIGLIE MERAVIGLIE dedicata a Erik Satie

24.9.11

PERSONAGGE IN SCENA






laboratorio di pratica teatrale e di riflessione sulla costruzione delle personagge

a cura di Barbara Della Polla e Nadia Setti


Centro Formazione Artistica, Salita Pallavicini, 4 Genova

Sabato 19 novembre, ore 9.30 alle 12.00



il laboratorio è parte del Convegno organizzato dalla Società delle Letterate (Genova, 18 – 20 novembre 2011)


Il laboratorio sarà centrato soprattutto sul linguaggio del corpo e dell’agire con lo spazio. Il corpo costruisce la drammaturgia e compone la personaggia. La personaggia vive nello spazio, lo attraversa. Piccoli gesti quotidiani, frasi, segni.

La scrittura che si fa corpo attraverso l’interpretazione ovviamente non è solo “parola suono” ma corpo che si fa drammaturgia e attraverso il corpo tutti i sensi vengono attivati… Il corpo e la parola delle “personagge in scena” possono veramente dare nuovi spunti di lettura, cambiare in parte prospettive e aprire delle contraddizioni.
Partiremo da alcune figure chiave declinate in vari testi drammaturgici e narrativi, tenendo presente la “rivoluzione” del teatro/danza di Pina Bausch che per molti di noi teatranti è stata la chiave di volta anche nel teatro di parola, al Terzo Teatro o al percorso del Living theatre…
Molto del lavoro teatrale che si fa nell’oggi, soprattutto quello delle giovani donne che lavorano nel teatro contemporaneo, attraversa i corpi alimentandosi di alterità partendo da sentimenti e gesti che animano le personagge; molte usano “il corpo della parola” come cifra rivoluzionaria, ricalcando molto spesso inconsapevolmente le avanguardie storiche e non solo; unendo teatro, arte e consapevolezza politica – anche nella contraddizione.
La costruzione della personaggia si effettuerà attraverso la cifra di ognuna — donne/attrici/teatranti/danzatrici/artiste (anche non socie SIL) che costruiscono le loro personagge per la scena, affrontando assieme il loro modo di declinarle.
Tenteremo un approccio diverso da quello analitico, procedendo per parole/domande, partendo dall’improvvisazione, da piccoli gesti… Suggeriremo alcune personagge del mito, universalmente riconosciute, altre ne verranno… ad ognuna la propria personaggia !

  • porta l’abito della festa o un abito a te caro
  • porta un CD musicale con brano musicale a te caro
  • porta un breve testo della personaggia preferita (meglio se monologo)

Alcuni riferimenti bibliografici

  • Quattro Poemetti di Ghianni Ritzos
  • Fuochi di Margherite Yourcenar
  • Il resto è silenzio di Chiara Ingrao
  • Grandi monologhi del teatro contemporaneo. 50 scene d’autore per donna a cura di Rodolfo Di Giammarco e Claudia Di Giacomo

Inviare proposte di partecipazione e interventi (breve auto-presentazione) alle coordinatrici del laboratorio Barbara Della Polla info@cassiopeateatro.it e Nadia Setti nadia.setti@neuf.fr

CORRISPONDENZE D'ARTE





inaugurazione
venerdì 30 settembre 2011,
ore 21
Museo Revoltella - Trieste
sino a gennaio 2012



interventi d'arte contemporanea a colloquio con il Museo Revoltella

L'arte contemporanea ritorna al Museo Revoltella, con la mostra "Corrispondenze d'arte. Interventi d'arte contemporanea a colloquio con il Museo Revoltella".Le danze verticali della compagnia Liberi Di, accompagneranno l'inaugurazione della mostra venerdì 30 settembre alle ore 21.

Il vernissage sarà un vero e proprio evento dove performance di danza verticale, arte e musica contemporanea si fonderanno per offrire agli ospiti divertimento e cultura. Perché cultura oggi non vuol dire fatica e noia, ma soprattutto stimoli diversi e comunicazione.

La mostra, organizzata dal Museo Revoltella e dal Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura e curata da Lorenzo Michelli e Maria Masau Dan, propone una vivificante e nuova relazione tra la prestigiosa istituzione e alcune delle ricerche artistiche più aggiornate e interessanti del territorio: Carlo Andreasi, Ludovico Bomben, Chris Gilmour, Stefano Graziani, Ondinea Pamici, Anna Pontel, Paolo Ravalico Scerri, Sergio Scabar, Manuela Sedmach, Mario Sillani Djerrahian, Antonio Sofianopulo, Michele Spanghero e Elisa Vladilo per le opere e gli interventi; Cooperativa Cassiopea, Massimo Gardone, Fabrizio Giraldi, Studiocinque per i progetti speciali.

Uno spazio è riservato anche ai ragazzi del progetto Artefatto, un percorso avviato dal Comune di Trieste e finalizzato alla valorizzazione dei giovani talenti e alla promozione e allo sviluppo dell’arte giovanile.

Tra gli artisti risuona il nome di Sarah Revoltella, artista, scrittrice e regista veneta; un cognome che rimanda ad un legame profondo con il Museo confermato dalla sua lontana parentela proprio con il barone Pasquale Revoltella.

Info: Museo Revoltella - T. +39 040 6754350 - www.museorevoltella.it - Facebook : “Museo Revoltella”

opere e interventi


ANDREASI
BOMBEN
GILMOUR
GRAZIANI
PAMICI
PONTEL
RAVALICO SCERRI
REVOLTELLA
SCABAR
SEDMACH
SILLANI
SOFIANOPULO
SPANGHERO
VLADILO
progetti speciali

ARTEFATTO
CASSIOPEA
GARDONE
GIRALDI
STUDIOCINQUE



CORRISPONDENZE D'ARTE

23.9.11

Io sono molte L'invenzione delle PERSONAGGE


Convegno della Società delle Letterate (Genova, 18 – 20 novembre 2011)



Nuove figure di donna, che la SIL – Società Italiana delle Letterate - ha deciso di chiamare personagge, abitano romanzi, film, serial tv, pièce teatrali, ma anche diari, autobiografie, memoir, arte e poesie. Noi vogliamo seguirne le tracce, imparare dalle loro parole, dalle loro azioni come si costruisce la nuova personaggia. Per anni abbiamo decostruito, demolito: le eroine del melodramma, le protagoniste del romanticismo, le dark-lady dei noir di carta e di pellicola. Abbiamo individuato le tracce di libertà e resistenza femminile testimoniate anche nei romanzi maschili.
Ora pensiamo di voltare pagina. Di guardare chi sono, come vengono inventate, scritte, rappresentate – e da chi – le nuove donne, alle quali danno parola autrici di tutto il mondo, in un intreccio di trame, percorsi e itinerari. E anche gli autori, vedi il caso di Millenium, sono a loro volta sempre più propensi a inventarsi nuove eroine. Le personagge offrono l’ottica con cui interpretare il variegato mondo delle scritture. Dalla parte di chi scrive, di chi legge, di chi guarda e mette in scena come è nella vocazione della SIL che riunisce lettrici, scrittrici, libraie, editrici, studiose, insegnanti, critiche militanti e bibliotecarie.
Il convegno di Genova vuole essere il gesto inaugurale di questa innovativa chiave di lettura dove confrontare studi, riflessioni e autrici con un’assise di lettrici e lettori.

vai al programma Personagge

30.8.11

8 CENERENTOLE IN CERCA D'AUTORE

foto e video di Ennio Guerrato
Cenerentole al Visionario - Udine
clicca sull'immagine per guardare il video


Abbiamo domandato alle partecipanti del corso di formazione “Tecniche di sartoria teatrale” di rielaborare la storia di Cenerentola e di ideare l’abito della festa, per collocarla in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo.Ispirate dal libro “Dodici Cenerentole in cerca di autore” scritto molti anni fa dal grande Emanuele Luzzati e da Rita Cirio che negli anni 90 ne fecero un meraviglioso spettacolo prodotto dal Teatro della Tosse di Genova, sono stati creati otto abiti per otto diverse Cenerentole. Ognuna con la sua storia, legata ad un tempo vicino o lontano. Queste Cenerentole provengono da paesi e culture diverse, parlano lingue diverse, accomunate dalla “scrittura di filo” seguono il tracciato di movenze lente e precise. Gli abiti raccontano una fiaba per immagini e riscrivendo la storia sul tessuto come tanti libri aperti, ci trasportano in un modo onirico, riscrivono il vissuto di ognuna, rivelando abilità e competenze. Ancora una volta il Teatro restituisce e “mette in scena” quei saperi che le donne conservano gelosamente da secoli riscoprendo la bellezza del “fare assieme”.

Allestimento scenografico a cura di Cassiopea

realizzato con il supporto e le creazioni realizzate durante il Project work condotto da Cassiopea all'interno del corso ‘Tecniche di sartoria teatrale’
organizzato dall’IRES FVG
L’operazione ‘Tecniche di sartoria teatrale’ è cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo e selezionata nel quadro del ProgrammaOperativo cofinanziato dal FSE.
Il POR è stato cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo


3.8.11

8 CENERENTOLE IN CERCA D'AUTORE


abiti per uno spettacolo

Centro per le Arti Visive Visionario
via Asquini - Udine

INAUGURAZIONE 25 agosto 2011
ore 11

sino al 29 agosto
orari di visita dalle 16.30 alle 21.30


La storia bene o male la conoscono tutti: è la vicenda di una ragazza costretta dalla matrigna e dalle sorellastre ai lavori più umili. Per il lieto fine della fiaba questa situazione cambierà grazie all'intervento di una fata, che trasformerà dei topi in cocchieri e una zucca in carrozza permettendo a Cenerentola di andare al ballo di corte dove, fuggendo allo scoccare della mezzanotte, perderà la scarpina di cristallo che il principe troverà. Questo è più o meno quello che si conosce, ma in realtà è l'unica versione della storia che si può raccontare o forse è possibile immaginare una fiaba diversa? E come sarebbe andata se invece che Perrault l'avessero scritta Eschilo o Euripide o Pirandello, o addirittura Shakespeare o Goldoni oppure Brecht o Ruzante tanto per citarne alcuni? La nostra eroina avrebbe sempre perso la scarpetta, e il principe sarebbe sempre riuscito a sposarla?


Abbiamo domandato alle partecipanti del corso di formazione “Tecniche di sartoria teatrale” di rielaborare la storia di Cenerentola e di ideare l’abito della festa, per collocarla in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo.

Ispirate dal libro “Dodici Cenerentole in cerca di autore” scritto molti anni fa dal grande Emanuele Luzzati e da Rita Cirio che negli anni 90 ne fecero un meraviglioso spettacolo prodotto dal Teatro della Tosse di Genova, sono stati creati otto abiti per otto diverse Cenerentole. Ognuna con la sua storia, legata ad un tempo vicino o lontano. Queste Cenerentole provengono da paesi e culture diverse, parlano lingue diverse, accomunate dalla “scrittura di filo” seguono il tracciato di movenze lente e precise. Gli abiti raccontano una fiaba per immagini e riscrivendo la storia sul tessuto come tanti libri aperti, ci trasportano in un modo onirico, riscrivono il vissuto di ognuna, rivelando abilità e competenze.

Ancora una volta il Teatro restituisce e “mette in scena” quei saperi che le donne conservano gelosamente da secoli riscoprendo la bellezza del “fare assieme”.


foto


Allestimento scenografico a cura di Cassiopea

realizzato conil supporto e le creazioni delle partecipanti al corso ‘Tecniche di sartoria teatrale’
organizzato dall’IRES FVG
L’operazione ‘Tecniche di sartoria teatrale’ è cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo e selezionata nel quadro del ProgrammaOperativo cofinanziato dal FSE.
Il POR è stato cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo.


1.8.11

VALIGIE - un mare in movimento

di e con Barbara Della Polla
Una donna attente appollaiata sulla sua vedetta le navi che giungono all’orizzonte. Sono le navi, i carghi che ogni giorno portano nuove genti sulle nostre coste. La donna scruta l’orizzonte cercando di capire quale nuova mercanzia sbarcherà a terra e inconsapevolmente mescola alle mille storie osservate dall’alto della sua postazione, la sua storia. Una storia comune e uguale a tante, la storia di chi cerca rifugio Dall’alto del suo possedimento per non farsi contaminare dagli stranieri ma che inevitabilmente si fa prendere dalla curiosità e dal desiderio di sapere chi arriverà a cambiare la sua vita. Il viaggio continua. Basta aprire le pagine di qualsiasi giornale per sapere che nuovamente oggi altri sbarcheranno a terra.

La messinscena particolarmente suggestiva - sul mare - dove viene collocata una grande sedia (tipo arbitro da tennis), che è il faro dal quale spiare l’orizzonte in attesa degli altri che vengono ad invadere, è l’isola sulla quale coccolare le proprie paure, le proprie speranze. Ai ricordi di scritture beckettiane, Barbara Della Polla mescola – con personale sensibilità e maestria - ricordi e antichi ritornelli, piccoli frammenti presi dal vivere quotidiano, frammenti di ritagli di giornale, luoghi comuni. L’attrice-autrice staziona nello specchio di acqua marina e aspetta: barchette di carta che affondano con il loro carico di speranza, annegate nel perbenismo delle buone parole.
Un evento civile catalogo di tutti i luoghi comuni sull’immigrazione.



22.7.11

SAILINA un progetto etico/equo/creativo



Cerchiamo e raccogliamo spinnaker e gennaker che vengono gettati perché
non più riparabili o utilizzabili.
Per la raccolta telefonare al numero della cooperativa sociale Cassiopea
onlus di Trieste + 39 (0) 40764289 o scrivere a info@cassiopeateatro.it
Per approfondire il progetto scaricare la brochure

Borse e capi d’abbigliamento leggeri e facili da portare sempre con sé, realizzati con vele (spinnaker e gennaker) in disuso delle barche da regata. Tutti i modelli, le cuciture, le bordure e le decorazioni sono di produzione rigorosamente artigianale. Ogni pezzo è unico per combinazioni di colori e applicazioni. Tutti i modelli possono essere comodamente ripiegati e riposti in unsacchetto dello stesso materiale.
Tagliate e cucite una ad una sono il risultato di un progetto equo, etico e creativo realizzato dalla cooperativa sociale Cassiopea di Trieste. La collezione dei prodotti Sailina è l’espressione concreta del nostro lavoro: prodotti realizzati con le vele da competizione usate e destinate alla distruzione, materiale di scarto che diventa materia prima per ideare accessori d’abbigliamento belli e comodi, e realizzati dalle mani di donne Rom a Niksic in Montenegro che si impegnano per dare dignità e futuro alle loro vite, prodotti che contengano un valore aggiunto non solo misurabile in termini economici ma anche sociali, ambientali e culturali.

SAILINA - an ethical/ equal/ creative project

We are looking for spinnakers and gennakers no more usable and reparable.
Please call Cooperativa sociale Cassiopea onlus phone number + 39 (0) 40764289 or send an e-mail to info@cassiopeateatro.it.

For more details download the PDF doc from the online address

Bags and clothing, light and easy to carry always with you, made from old
spinnakers and gennaker of regatta boats: All models, seams, borders and
decoration are handmade.
Every item is unique for colour combination and applique work.
All models can be easily folded and put in a small bag made of the same fabric. Cut and sewn one by one, these bags are part of a an ethical, equal and creative project promoted by Cassiopea , a non-profit association chaired by Trieste. Sailina collection is the real expression of our work: items produced using second-hand sails, waste products that become new materials for creating
“beautiful and comfortable” accessories, hand-made products, made by Roma-women of Niksic (Montenegro Republic) who work to give dignità and future to their lives. “Sailina collection” are products with added-value not only on economic terms, but also on social, environmental and cultural ones.

1.5.11

La bambina rossa


Io il rosso non l'ho mai potuto soffrire. Cartella rossa, quaderni con la copertina rossa, che era poi la carta riciclata dei regali dell'ultimo Natale. Cappotto rosso, riciclato, e si vedeva, di qualche cugina più grande. E poi io, che diventavo rossa per un nonnulla. Rossa se qualcuno mi rivolgeva la parola, rossa se un ragazzo mi guardava. Avevo adottato lo stratagemma di un perenne raffreddore in modo da nascondere la mia faccia rossa, affondandola in un enorme fazzoletto bianco. Una volta arrivò la maestra in classe con tutti i quaderni blu, naturalmente l'unico rosso era il mio, e appoggiandoli sulla cattedra disse "C'è solo un dieci ed è di una bambina". Il mio cuore cominciò a battere, quasi fosse impazzito ma non perché avevo capito che il quaderno era il mio e non perché fossi contenta. No! Io semplicemente non volevo essere diversa, volevo essere come gli altri, volevo anch'io un 6-- e dietro la lavagna ci andai da sola per non far vedere la mia faccia rossa. Avevo sbagliato anche quella volta, tutti guardavano me e non avevo neppure il mio fazzoletto bianco per nascondermi. Non mi capitò più. Non potevo sbagliarmi così, essere diversa non faceva per me. Mi sentivo ridicola, sempre diversa e nel luogo sbagliato. Cercavo di essere come gli altri ma avevo i quaderni con la copertina rossa; dicevo di essere di Trieste e intanto a casa si mangiavano i lambagioni; mi arrampicavo sulle Dolomiti ma non riuscivo a pronunciare nessuna parola del dialetto Cadorino; cercavo di far capire che mio padre non era né un carabiniere né un poliziotto, e con orgoglio sbandieravo la mia provenienza cittadina ma non sapevo nulla dell'Istria o dell'irredentismo. Allora cercavo di viaggiare con i marocchini-turchi che sicuramente mi avrebbero compresa, e immaginavo campi di lavoro in Germania come il mestiere di mio padre. Viaggiavo senza mai ritrovarmi in nessun luogo, io bionda del sud perché c'erano stati i normanni. Certo non avevo bisogno di documenti, ma mi sentivo ugualmente diversa un pò di qua e un pò di là... Nessuna vera appartenenza, nessun legame... Vagabonda per nascita... senza terra né casa. Poi, ho imparato ad essere migrante trovando radici un po' ovunque pur non avendone in un luogo preciso.

E finalmente... terra! Non è forse vero che terra - pianeta - in greco vuol dire anche vagabondo?

11.4.11

Myein - Teatri del Sacro

In anteprima la premessa e una scena poetica del nuovo studio teatrale presentato l'8 aprile 2011 alla commissione del premio di produzione Teatri del Sacro



L'idea di lavorare attorno alla figura di Ildegarda di Bingen è nata qualche anno fa, a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. Poi, come succede a molti progetti teatrali, è rimasto nel cassetto cullato dall'idea che, prima o poi, sarebbe riemersa la necessità. La prima stesura guardava ai grandi mezzi che la tecnologia mette a disposizione, per reinterpretare le visioni di Ildegarda, sfruttando tutte le conoscenze e le tecniche video d'avanguardia.
Oggi sentiamo la necessità di allontanarci dal frastuono e dalla confusione di questo nuovo millennio e la forma delle visioni di Ildegarda si è disvelata come una necessità silenziosa. Prende corpo una nuova strada d'interpretazione, di regia e l'urgenza di elaborare, ideare uno spettacolo "artigianale" e "piccolo" tenendo conto dei tempi lenti della creazione, della ricerca, che conduca, quasi prendendoci per mano, verso lo "stupore del mistero".
Il nostro lavoro artistico parte sempre da un'immagine che è poi una visione:
una figura di donna ieratica molto alta, sovrasta la scena vestita con abito bianco.
L'abito riempie tutto lo spazio a formare un limbo.
La donna tiene le mani all'altezza del volto e gioca con un filo. Un gioco infantile, antico. Come il gioco dell'elastico: misteri delle dita che si muovono abili a formare figure. Il filo riempie lo spazio, si annoda e passa attraverso il vestito, ricompare sulla stoffa, traccia dei segni, formando una scrittura che non conosciamo, indecifrabile. Scrive la forma della visione racconto.
Il nostro lavoro artistico parte sempre da una frase ispirazione della visione:
Non importa se non capisci segui il ritmo.
Questa è la frase che segue l'immagine/visione.


Così doveva pensare Ildegarda quando parlava delle sue visioni.
Un ritmo, un respiro, un silenzio.
Come i fili che si annodano, la scrittura traccia dei segni, il pensiero che ne segue annoda i fili. Non ci sono spiegazioni. Bisogna solo seguire il ritmo.
Così parla oggi Maria Lai.
In questi anni il lavoro teatrale di Cassiopea si è intrecciato con il lavoro artistico della grande artista Maria Lai. Davanti alle sue cosmogonie e ai libri cuciti ritroviamo le visioni di Ildegarda.
Abili mani di donna. Abili mani di donne.
Ambedue, Ildegarda e la Lai, tracciano segni verso l'infinito con la semplicità di chi si lascia trasportare dal ritmo del respiro, da movenze lente, precisi codici, creando la forma del racconto.
Forse senza conoscerne il significato. Non importa se non capisci segui il ritmo.
Crediamo questo sia il segno del mistero: non trova differenze tra arte e sacro, tra grandezza e semplicità.



alcune stanze poetiche
l'arte apre all'infinito verso il trasendente
verso ciò che non sappiamo
la poesia chiama il sacro
la parola ha dentro una vertigine
la parola è anche il silenzio che la precede e la segue
soprattutto la parola poetica


1.4.11

SAILINA an ethical/equal/creative project women creative works

women creative works SAILINA




Bags and clothing, light and easy to carry always with you
To reuse old sail on which Time left its marks
Those marks bear the value of what is particular and unique
The lightness of the wind, sun, salt, sea, rain
Crumpled and torn sail sewn and re-sewn
Unique pieces marked with chalk and ink

artwork Cassiopea 2010
for buying info@cassiopeateatro.it


click here
project


foto Massimo Gardone

22.3.11

Tracciati di viaggi Si giudicherà di te seguendo il colore delle tue tracce

ascolta
Parole da viaggio 2010
serata di lettura condivisa
a cura di Barbara Della Polla
da un'idea di Sabina de Tommasi


La serata di lettura condivisa di quest'anno al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma si terrà il prossimo 21 aprile 2011.
Titolo Storie Minime.
a cura di Massimo Talone
da un'idea di Sabina de Tommasi


foto Massimo Gardone

19.3.11

Quando la pentola a pressione si chiamava l'atomica



Nostra madre aveva un sacro terrore dell'a-tomica. Primo diceva che i cibi non si cuocevano bene, nell'a-tomica, lei abituata ad usare Il Cucchiaio d'Argento. Secondo, era pericolosa perché poteva farci del male, sporcare la casa, rovinare la giornata. Sarà stato per quel sibilo forte che produceva la valvola e per il vapore che violentemente si sprigionava salendo veloce verso il soffitto. Si narravano fatti incredibili successi a chi usava l'a-tomica. Esplosioni, ustioni e, cosa più grave, a letto senza cena.

E così siamo sempre stati tutti contro l'atomica!
(continua)

10.3.11

Sospesa tra cielo e terra - tra dialogo e racconto Maria Lai


Sospesa tra cielo e terra - tra dialogo e racconto Maria Lai
di Barbara Della Polla e Ennio Guerrato

Ci sono incontri che ci lasciano la meraviglia. Come un'opera d'arte.
Che si fanno da sé.
Come una fiaba.

Un po' di anni fa in preda ai "racconti del filo", a quelle tessiture metaforiche e reali che le donne custodiscono da secoli, mi sono incamminata alla ricerca di questa "piccola" grande artista che si chiama Maria Lai. Sono partita così con un taccuino d'appunti, un indirizzo, una meta tra le montagne dell'Olgliastra. Sono tornata più volte come per colmare la sete che porto dentro.Quando si torna in un luogo tutto pare più famigliare, riconosci i segnali, le pietre, i volti e girare l'angolo non è cosa sconsciuta è come se già tutti ti aspettassero. Anche i ragazzini seduti sul muretto hai piacere a salutarli. E la vigna non è sconosciuta e ti aspetta. Riconosci il giallo delle foglie e la terra rossa, i muri di cemento meno grigi. Varchi la soglia e ti accoglie lo sguardo sincero di Elena, l'abbraccio di Tonino e sorridi a Giulia e Massimiliano che non ti riconoscono.  La gioventù distoglie lo sguardo al passato e vola verso il futuro. Piove. E la pietra si fa più nera.Prendo a prestito una storia, un paese legato alla montagna, come tutta la mia infanzia.Il mio non è un nastro azzurro ma quasi tutto in bianco e nero come la scrittura. Ho sempre pensato che ci sono fili che uniscono. Uniscono persone, paesi, fatti e vicende. Mi sono imbattutta come spesso succede in sentieri già percorsi da altri e con stupore e meraviglia di trovare assonanze e ritmi che confacevano al mio essere, al mio modo di comunicare al mondo,  con il mondo. Anche questo è un viaggio appena iniziato, abbozzato non so dove porterà. Per il momento è un taccuino, un taccuino di viaggio breve. Sospesa tra cielo e terra. Tutto questo tessere di fili non è altro che una storia esile di legami, facilmente riconducibile all'essenza della vita.
Le fiabe di Maria non sono un racconto per immagini ma sono fiabe che inventano nuove storie
inventate con le immagini. Le fiabe sono la riscoperta dell'infanzia come stato d'animo, disposizione mentale, la curiosità di guardare alle cose del mondo con la curiosità di un bambino.

Prendo a prestito una frase di maria per raccontare di maria maria pietra maria nuvole maria forte filo maria terra maria aria maria ritmo e silenzio non mi è mai piaciuto il nome maria, eppure anch'io mi chiamo così nonostante tutti mi prendano per Barbara

9.3.11

SOS - Conosci questa donna?

Spot per promuovere la donazione di fondi per la costruzione di una casa rifugio
per le donne e bambini vittime di violenza Nikšić (Montenegro)




Conosci questa donna?
Ha due figli!

La notte scorsa è stata buttata fuori di casa!
Nessun posto dove andare!

Telefono SOS per donne e bambini vittime di violenza Nikšić
SOS telefon za žene i djecu žrtve nasilja Nikšić

ideazione Ennio Guerrato
musiche Francesco Morosini
disegni Beatrice Mascellani

7.3.11

Philêin - installazione


video Ennio Guerrato

Philêin

ideazione Barbara Della Polla
installazione realizzata da Cassiopea in TNT e cotone

per Horti Tergestini

Un filo che annoda, passa attraverso il tessuto o la carta o qualsivoglia materiale creando spazi compositi, viaggi metaforici e reali.

installazione ideata per la mostra
take a walk on the wild site
a cura di Elisa Vladilo

6.3.11

La domenica della bambina rossa da Diario di scuola (4)

La domenica inizia di sabato e finisce lunedì mattina! Ci si potrà mai credere?
Era sempre così il sabato iniziava la domenica e non è uno scherzo non si dovrebbe mai scherzare su una questione così importante. S A B A T O... già a scriverlo, con gli spazi larghi tra una lettera e l'altra, faceva capire quanto era importante il momento. Per ogni cosa c'è un rito a cui bisogna prepararsi. E il sabato sera per loro iniziava molto ma molto presto soprattutto d'inverno. Abitavano a circa 900 m sul l.m. Mica uno scherzo. E' chiaro che il sole tramontava, e tramonta tutt'ora, molto presto in un posto circondato dalle montagne. Si affacciavano al giorno e oplà in men che non si dica già si faceva buio. Non c'era niente ma proprio niente di pauroso. Mai una volta che guardando oltre provassero, che sò, un brivido lungo la schiena. Anche i monti che con il calar diventavano scuri avevano un aspetto famigliare. Con gli occhi socchiusi, ripensando al breve passaggio tra il giorno e sera, è chiaro che i ricordi passano attraversando le narici. Una mescolanza di odori; sanno di legna, di resina e respiro, fiato sospeso, arance misto al borotalco serale ed hanno, i ricordi, la fragranza calda del pane. Tra questi passaggi ci sono mille variazioni olfattive, intense e persistenti. Ma già stiamo divagando...
Il sabato sera, preambolo della domenica, iniziava con il rumare dell'acqua. Un bagno azzurrino, ne grande ne piccolo in fondo al corridoio. Una grande finestra aperta sul verde. Uno specchio piccolo incorniciato di nero dove anni dopo vide camminare un ragno. Vide, o forse pensò, di vederlo camminare sul suo volto riflesso, come una carezza sospesa. E intanto l'acqua riempiva la vasca e il bagno sapeva di sapone e pulito. Ancora una volta viene assalita dagli odori tenui e vellutati. L'acqua ha odore di fresco mescolato a quella nebbiolina che ora appanna lo specchio dove ha già disegnato un sorriso tra le goccioline.
(continua)

2.3.11

la bambina rossa và da Diario di scuola (3)

Che dibattiti in questi giorni!
Scuola pubblica o scuola privata... anzi non la chiamano più privata
ma si dice libera.
Scuola pubblica e scuola libera. Bella la parola libera.
ma perché non domandarsi perché si va a scuola!
A scuola di cosa poi?
Le elemetari e le medie io le ho fatte un piccolo paesino di montagna, ma proprio montagna montagna. Mi piaceva andare a scuola. Alla "tua scuola si imparavano un sacco di cose" me l'ha detto un giorno, molti anni dopo, mio nipote Francesco guardandomi con gli occhi sgranati mentre gli insegnavo a catturare i grilli. O forse sono io che ricordo così.
In questi giorni si fa un gran parlare di ricordi di scuola orripilanti o di scuole fatiscenti o di scuole che non hanno insegnanti capaci.
Io mi son trovata bene a scuola e ho imparato un sacco di cose!
Primo ci potevo andare da sola, a scuola. O meglio ci riunivamo un piccolo gruppo, faccio il conto: Diana e suo fratello Diego, Rita e l'amica più piccola di cui ora mi sfugge il nome, Stefano che piaceva a tutte noi, Laura e Marisa sua sorella, mia sorella Silvia ed io. Insomma un'armata brancaleone andava a scuola, ogni giorno, a piedi con la neve, la pioggia o il sole. Nessuno ci fermava. Quando passava, si prendeva la corriera, avevamo persino l'abbonamento con la nostra piccola foto e questo ci faceva sentire grandi. Era come fare ogni giorno un piccolo passo verso l'avventura. Andavamo a scuola perché ci si poteva incontrare, perché i pomeriggi passati assieme non bastavano e la scuola diventava un'altro modo di passare, assieme sempre, il nostro tempo. Perché il tempo era nostro e potevano gestirlo e pareva non finire mai. Ma soprattutto potevamo inventarlo il nostro tempo! Tutti in classi diverse s'intende. Diciamo che dalla prima elementare alla seconda media le classi le avevamo coperte quasi tutte. Diana era la più grande e Bruna la più piccola (mi sono ricordata il nome dell'amica di Rita).
Non era solo per passare il tempo che si andava a scuola. Ci piaceva imparare a leggere e a scrivere. Ci piaceva far di conto usando sabbia e pietruzze come nel più antico abaco. Del mio banco ricordo il calamaio, per un po' l'ho usato intingolando un pennino. Cercando di non macchiarmi le mani e il foglio del quaderno che doveva risultaresenza quelle antiestetiche orecchie d'asino. Qualche volta nel quaderno si attacavano le ricerche e allora che divertimento, usare una bella colla profumata quasi di pane. Appiccicare le ricerche era un po' come quell'infornata di pane o di pizza del sabato sera. Quella fatta in casa solo con acqua e farina.con l'aiuto della mamma. La scuola dunque aveva un buon odore! Sapeva di pane e di pizza, neve d'inverno, erba tagliata, fiori e muschio a primavera e d'estate. Sapeva di vento e corse pazze. C'era un particolare gusto nel ritrovarsi con gli altri compagni per raccontare di gite, scalate o dell'ultima gara con gli slittini. La maestra insegnava a catturare i grilli, a piantare piccoli semi... Alle medie poi il "parco" professori era talmente vario che, passando da una materia all'altra, avevamo già fatto il ripasso di geografia. Non dico che avevano tutte le regioni d'Italia presenti all'appello ma un bel po' certo sì. E così era anche scuola multiligue perché nonostante si parlasse rigorosamente in italiano, un po' di parole sicule, partenopee, emiliane e del tavoliere scappavano veloci da una bocca all'altra.
Quello era il momento più giocoso.
E lo stivale presentava sempre grandi sorprese.
(continua)

26.2.11

Sessantotto da Diario di scuola (2)


L'undici ottobre che è proprio il giorno del mio compleanno nel Diario dalla copertina blu non c'è scritto proprio niente. Dal 10 ottobre si passa direttamente al 16 ottobre. Cosa avrò fatto in quei cinque giorni? Sappiamo che l'11 ottobre 1968 è il giorno in cui Walter Schirra, Walter Cunningham e Donn Eisele aspettano di essere sparati nello spazio. Missione Apollo 7. Alle 11:02:45, ora locale, partono e dieci minuti dopo entrano nell'orbita terrestre. Verso la luna come molto tempo prima fece Münchausen. A Panama, che non è solo un cappello, i militari colpiscono lo Stato. Il 12 ottobre un pugno nero si leva al cielo nella capitale dell'impero Atzeco e già la polizia sparava sugli studenti. Come di riflesso, dall'altra parte del pianeta, si sentiva Angeli neri a Canzonissima. Il 13 ottobre è domenica. E' del 14 ottobre 1968 la normativa Ministeriale che definisce il "corredo" degli elaborati progettuali di una strada. Il 15 ottobre a Roma il preside del liceo Plinio Seniore, proprio vicino a Porta Pia, proibisce l'ingresso in aula ai "capelloni" e nello stesso giorno debutta alla Surry University una band di giovanissimi che, dopo aver trovato un percussionista adatto, decide di cambiare nome e di diventare un dirigibile in volo... di piombo!
Succedevano un sacco di cose in quei cinque giorni di assenza dal quaderno a quadretti.
Intanto, io, giocavo d'insiemistica e il 16 ottobre disegno il primo insieme di "petali tanti" e un secondo di "pochi alberi". Il 18 ottobre si disegna la casa dell'alfabeto. Grande come tutta la pagina. La facciata è delle consonanti e sul tetto le cinque vocali.
Veramente manca l'H... ma si sa, tanto lei è muta!

(continua)

23.2.11

Sessantotto da Diario di scuola (1)

"bamboladipezza68" Maria Pia Ferrante e Barbara Della Polla
W.copyleft

Era il millenovecentosessantotto quando mi insegnarono a costruire la mia prima bambola. Eccola, è lei, la mitica, insuperabile e inseparabile bambola di pezza, corredata di molti abitini che non ho mai terminato perchè era veramente difficile usare ago e filo. Punto catenella e santa pazienza! Il primo giorno di scuola, 2 ottobre 1968, sul quaderno a quadretti la maestra ci fece scrivere la data, il nostro nome ed il cognome. Il mio era lungo lunghissimo, doppio nome e doppio cognome. Così avevo già riempito metà della pagina. Nell'altra metà disegnai lei, la mitica sessantotto. Poi non me la fecero più portare a scuola. Dicevano che disturbava o meglio che io mi distraevo e disturbavo. Così la misi in un cassetto e non mi ricordai più di lei. Il quaderno. quello con la sovracopertina blu, però continuò a riempirsi. Prima di asta e filetto e sfido chiunque a dirmi di cosa si tratta. Poi di piccoli disegni da colorare e la fila lunghissima delle lettere dell'alfabeto.

A
pelle figlio d'Apollo
fece una palla di pelle di pollo
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla di pelle di pollo
fatta da Apelle figlio di Apollo.

Ambarabà cicì cocò
tre civette sul comò
che facevano l'amore
con la figlia del dottore
il dottore s'ammalò
ambarabà cicì cocò

Bum, cade la bomba in mezzo al mare
mamma mia mi sento male
mi sento male in agonia,
prendo la barca e fuggo via.
Fuggo via in mezzo al mare
dove sono i marinai
che lavoran notte e dì;
la mia gatta mi morì
mi morì di giovedì:
a, bi, ci, dì.

Cinquecento cavalieri
con la testa insanguinata
con la spada sguainata
indovina che cos'è.
E sono, sono le ciliege!
Sono, sono le ciliege.
Sono, sono le ciliege
che maturan in giardin.

C'era una volta un re
seduto sul sofà
che disse alla servetta
raccontami una storia
e la servetta incominciò.
C'era una volta un re...

Dopo il giorno vien la sera,
dopo l'inverno vien la primavera;
dalle viti viene il vino,
viene il fumo dal camino;
va la mucca con il bue,
van le ochette a due a due;
e la vita in fondo in fondo
è un allegro girotondo.

Rinoceronte
che
passa sotto il ponte
che salta, che balla,
che gioca alla palla,
che sta sull'attenti,
che fa i complimenti,
che dice buongiorno
guardandosi attorno.
Gira e rigira
la testa mi gira
non ne posso più!
Palla pallina, cadimi giù!


T
rentatrè trentini
entrarono in Trento
tutti e trentatrè
trotterellando

Trotolin che trottolava
senza gambe camminava
senza sedia si sedeva
trottolin come faceva?

Uccelin che vien dal mare
quande penne può portare?
può portarne solo tre
uno due tre
tocca proprio a te


(continua)

15.2.11

Le ragioni dell'arte

foto Massimo Gardone
Diceva: ogni materia merita di essere guardata come se fosse oro. Diceva di non avere tecniche da insegnare, perché l'opera si fa da sé: si comincia maneggiando la materia. Questa può dare al primo impatto la certezza che nasca qualcos adi bello, ma basta un niente perché questa certezza scompaia: Il rimedio che proponeva era riposarsi. Quando mi affatica - diceva - l'opera non viene. Ha una nascita misteriosa.
Se ti va la va: deve nascere in quel momento, dopo non riesci più.
E' talmente delicato il processo, l'opera può essere paragonata ad un fiore: basta un niente perché perda qualche petalo. Una volta avviato il processo di nascita, può succedere che l'autore si fermi prima, ma non perché l'opera ne muore, anzi, spesso rimane in una fase misteriosa e cresce col tempo.

foto installazione La Foresta dei racconti abi(ta)ti

Le bambole raccontano al TBQ marzo 2011


C'era una volta... e c'è ancora... tutte le fiabe iniziano così... c'era una volta e c'è ancora...
Un principe, una principessa, una bambina, un bambino, il re e i suoi fratelli, un orco e dei sassolini lasciati a segnare il sentiero per ritrovare la strada di casa...
Ecco, è proprio quando torniamo a casa che ci piacerebbe continuare il racconto e la fiaba.
Ci piacerebbe restino con noi, le fiabe e i loro protagonisti, anche quando il narratore finisce di raccontare...
Ci piacerebbe ascoltarle ancora le fiabe...

Un laboratorio di narrazione di storie, di ascolto, e di costruzione di bambole di pezza.
E poi ci sono le bambole, da realizzare e vestire a piacimento.
Perché ogni bambino abbia la sua, come compagna di viaggio, verso nuove storie narrate e ascoltate.

narratrice Fiona Sansone
realizzazione modelli Rossella Truccolo
da un idea di Sabina de Tommasi e Barbara Della Polla

Laboratorio per i bambini dai 4 ai 10 anni
Le date
martedì 1 marzo ore 16
sabato 5 marzo ore 10.30
domenica 6 marzo ore 10.30
si sceglie un giorno a piacimento
ingresso libero
prenotazione obbligatoria al n. 064560705
Teatro Biblioteca Quarticciolo - via Ostuni, 8 - Roma

14.2.11

Merima non est salus nisi in fuga



Passaggio per perenni migrazioni
Non est salus nisi in fuga. Non c’è salvezza se non nella fuga, scriveva Ivo Andric negli anni ’30 e le stesse parole valgono ora a definire il sentimento con il quale è stato scritto e allestito questo spettacolo.
Ritratto di una donna in fuga. Merima Hamulic Trbojevic è una giornalista bosniaca che ha lasciato la sua città nel 1992. Nell’istante in cui ha preso posto sull’aereo militare con il quale doveva lasciare Sarajevo che era impietosamente bombardata,Merima ha perso tutto... la sua identità.
Così scrive lei stessa, in terza persona, nel libro Sarajevo oltre lo specchio,un centinaio di pagine nelle quali questa identità verrà poi a poco a poco ricostruita.
E’ una guerra raccontata dall’interno di un dolore, lontana anni luce dalla retorica dei media e della politica. Le ultime immagini del racconto sono lasciate alla visione di un video lieve “Gli angeli di Sarajevo” montato dal gruppo SAGA che durante la guerra ha continuato ad operare nella città assediata.

guarda il video con alcune scene dello spettacolo alla Stazione Campo Marzio di Trieste

12.2.11

La bambina rossa va in vacanza

(da Valigie - un mare in movimento di Barbara Della Polla)

Tutte le vacanze o le feste comandate la famiglia scendeva in città. Si partiva la mattina all'alba tutti sulla 124 targata TS 93399... mai abbiamo cambiato residenza… insomma la macchina carica più non posso... valigie che sbucavano da tutte le parti... qualche regalo per i parenti più stretti... il frigo portatile con tutto il necessario per il pranzo al sacco... sedie a sdraio e ombrellone d'estate, maglioni e cappotti d'inverno... comunque tutti stipati a più strati: io, mia sorella, mio fratello, l'ultima nata nel portaenfantes, mamma e papà e lo scoiattolo Tippete... Tippete. quello che la nonna prese a scopettate scambiandolo per un topo e io lo ritrovai praticamente morto sotto il letto. TS 93399 e via... verso la città! 5354 il prefisso non lo ricordo, ma sul telefono nero appeso al muro c'erano queste quattro cifre 5354 e noi, io e mia sorella con questa cantilena per tutto il viaggio: 5354... 5354... o la targa... 9...3..3..9..9... 9..3..3..9..9 ...5..3..5..4...5..3..5..4...

A Trieste andavamo a trovare i parenti: i fratelli della mamma, la nonna Baretta, la zia Mietta e sua figlia Nella. Ci riuniamo tutti a Natale. Una grande tavola lunga lunga... siamo in tanti. Si mangia la caponata, i cavatelli, la focaccia con le patate e i lambagioni quelli che porta la zia Memena da Bari dentro la valigia. Una volta la zia Memena ha rotto il vaso, dentro la valigia. Puzzava di aceto e tutti i vestiti si sono impregnati d'olio e lei a tavola é arrivata con quelli della nonna, di vestiti che le stavano tre volte grandi.
La nonna Baretta... che ripete sempre aschifiu finiu... e io non so cosa vuol dire. Mi portava a dormire nel suo grande letto, tanto il nonno non c'è più. Le lenzuola sanno di sapone... lei russa e io non riesco a dormire. Faccio finta per un pò e russo anch'io, seguendo il suo respiro... ma lei continua. Del resto non ho sonno... così torno a giocare. In un cassetto trovo un sacco di cose. Un nastro, rosso bianco e verde... come la bandiera... ma i colori sono molto più sbiaditi, come i ricordi... Sul nastro ci sono dei fiocchi di metallo. Uno per ogni figlio...nove... ce ne sono nove... uno per ogni figlio... nove figli ha avuto la nonna Baretta. Il più grande, Tonino, è morto di polmonite a soli 18 anni. Un'altro figlio, zio Italo, ha sempre vissuto a Palermo con la zia e poi un giorno che era già grande l’hanno riportato a Trieste e allora lui ha attraversato l’Italia a piedi, per tornare nell’isola del Sud. Vestito da donna.
Ma questa storia la dovete chiedere a lui. Perché solo zio Italo riesce a raccontarla. E magari vi racconterà della Legione Straniera, dell’amore e del greco.

Ma questa è veramente un’altra storia o un altro viaggio.

I nonni non ce la facevano a mantenere tanti figli e l'avevano lasciato lì, dalla sorella del nonno, la zia Pina quella che era sempre vestita di nero. Nonno Filippo, Fefè, era di Palermo, faceva il telegrafista e si era trasferito dal sud al nord, senza neppure accorgersene. Un'altro figlio adesso sta a Roma... un altro a Conegliano... una figlia a Milano... due a Trieste... poi ci siamo noi al seguito della mamma maestra.
Tanti, siamo sempre stati in tanti, come tutte le famiglie del sud.
I figli sono la ricchezza diceva la nonna, lei che al mondo ne aveva messi 9.
Ora siamo in 35, trentacinque nipoti ha la nonna, e poco importa se i soldi non bastano.

11.2.11

VESTI D'ARTISTA


Un laboratorio itinerante di scritture cucite.

Vesti d'Artista è un progetto nato nel 2006
ed ha ancora molto da raccontare.

Se la storia del mondo si potesse scrivere attraverso gli abiti e le abili mani delle donne che li hanno cuciti, allora potremmo tracciare un taccuino d'appunti per riscrivere la geografia del mondo.



Immaginiamo l'arte del vestire, tra taglio e cucito e parole d'altre lingue che si intrecciano come un mezzo per imparare codici precisi e ripetuti che si riconoscono in tutte le culture: movenze lente, pazienti creano e conservano la memoria come nei racconti, tramandati e scritti da mille voci che si fondono in coro. Un gesto antico e che ferma e annoda i pensieri: una lettera accanto ad un punto, un colore accanto ad un suono, intrecci, per dar corpo alla forma.

un libro cucito interpretazioni fotografiche

10.2.11

MYEIN - stanza 1/2/3/4/5/6

Myein

progetto Barbara Della Polla, Ennio Guerrato, Antonella Varesano

scrittura poetica Barbara Della Polla
costumi Rossella Truccolo, Gabriella Holzinger

prima traccia

Stanza 1

io parlo al mondo

e credo che ogni creatura di rabbia di sabbia

passione o sconforto

si infervori al solo pensiero

io parlo al mondo

senza comprendere significato

lascio al ritmo respiro

al tuono creato

il segno del fiato

io parlo al mondo

seguendo tracce di fili

lasciati lanciati

su tenera terra

io parlo al mondo

socchiudendo gli occhi

incrostati di fango

cullando pensieri

barcollanti nel buio

io parlo al mondo

sentendo le forze mancare

rattrappirsi la pelle

io parlo al mondo

nella tana raggomitolata

tepore calore sudore odore

io parlo al mondo

di nascite e morti

attraversando silenzi

io parlo al mondo

siamo solo confusi

niente nient’altro niente

una pausa un vuoto

un sospiro

respiro

silenzio

io parlo al mondo

Stanza 2

Mi sono tenuta ad una certa distanza

molto devo ancora imparare

io

ho cercato nei silenzi

errare

parlare e scrivere

Non sono Lei, sono una donna

comune

mortale.

Non parlo per Lei di Lei, ne potrei.

Non ho rinunciato io

non riesco ancora a rinunciare.

Ma so che qualcosa si è rotto

e io sono fatta di fragile vetro

e qualcosa si è scheggiato

qualcosa nella trama del tessuto

ha lasciato intravedere debolezze

il filo spezzato

allora brancolo nel buio

della mia radicale instabilità

tra la forza creativa e la debolezza

come sull’orlo di un precipizio.

Stanza 3

Cosa avrò visto

ne conservo memoria

e insieme vedo

ascolto conosco

Ciò che non vedo

non conosco

e le parole che vedo e ascolto

non sono parole che risuonano

ma fiamma corrusca

nube in movimento in aria pura

il mio sguardo non può percepire forma

ne tiene il contorno.

Non posso fissare lo sguardo nella luce vivida

che acceca gli occhi

tutto è dentro

nel corpo e

nell’anima.

Inseparabili.

Silenziosa.

Sono penna allora

offerta

priva di peso portata dal vento.

Stanza 4

se il vento ora è cessato

se la mano ricopre

e vola priva di peso

se dovessimo cercarci

mi sveglio

se verso l’alto

apro leggermente

se devo rigirarmi sentendo

dolore

se ascolto il respiro

rischio di cullarmi

cerco silenziosamente

il fragore del tempo

mordere incessantemente

la spalla

la testa

se il vento ora è cessato

quiete

invade la stanza

di ombre lucenti

Stanza 5

Mi abbandono delicatamente

alla notte

stremate ricadono le membra

sul letto incrostato

non voglio chiudere gli occhi

voglio essere vigile e sveglia

ma la luce mi invade

sento che sto perdendo peso

abbiamo perso peso

volo

voliamo

Mi abbandono con furore

alla notte

vigili restano le membra

sul letto immacolato

voglio chiudere gli occhi

dormire

ma la luce mi invade

e divento pesante

come terra bagnata

Stanza 6

Cosa sono i fiori

esili steli

o potenti creature

cosa sono i fiori

si piegano al vento

cambiano colore

resistono al fuoco

cercano acqua e nutrimento

con tenere radici

nella cruda terra

cosa sono i fiori

rugiada carnosa

verdeggiante impalpabile seta

cosa sono i fiori

sono piuma allora abbandonata al vento

poetiche/mani

Teatri del Sacro