Di Passaggio


drammaturgia  Barbara Della Polla e Fabrizia Ramondino
da “Passaggio a Trieste” di Fabrizia Ramondino (ed. Einaudi)
regia Barbara Della Polla
assistenti alla regia Sandra Cosatto, Ennio Guerrato, Olivia Maridjan-Koop, Marcela Serli
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia-Giulia, in collaborazione con Piccola Società Cooperativa Cassiopea
debutto aprile 2002

Ho girato e rigirato tra le mani il libro di Fabrizia Ramondino.  L’ho riletto decine di volte, sottolineando ora immagini, ora personaggi, ora tracciando a margine appunti e annotazioni sulle memorie letterarie e artistiche. Ho provato a capovolgerlo, come fa una strepitosa Marilyn Monroe miope in “Come sposare un milionario”, film che chiude uno dei capitoli di Passaggio a Trieste, cercando di trovare la chiave per la trasposizione teatrale. La scrittura mi è apparsa ora oscura e lontana, ora semplicemente troppo vera per essere compresa sino in fondo. Ho vagato nella memoria di un passato recente, oggi più lontano a causa degli avvenimenti mondiali: la chiusura dei manicomi, la pratica e la cultura eversiva di Franco Basaglia, espressione di un’idea di società fondata sulla contaminazione, sul rispetto dell’altro, sia esso matto, clandestino o, semplicemente a disagio nel mondo così com’è. Poi mi sono soffermata sulle donne reali concrete, sofferenti o gioiose, che hanno deciso di lasciarsi coinvolgere e che, probabilmente ignare, mi hanno guidata in questo percorso. Un pezzo di strada assieme, senza presunzioni e deliri di onnipotenza. Non è stato facile. In un teatro vivente ogni giorno ci accostiamo alle prove per verificare dal vivo le scoperte di ieri, pronti ad ammettere che il dramma/nocciolo autentico ci è sfuggito. Nell’istante stesso in cui cerchiamo di fissare la forma o lo stile ci accorgiamo di essere perduti, di non trovare più la semplicità disarmante e lo stupore della prima creazione. Di nuovo ho ripreso in mano il libro di Fabrizia è mi è apparso più chiaro: non si può definire la sofferenza ci si può solo girarvi attorno con gesti e parole. Questo girarsi intorno a qualcosa che per sua essenza  non potrà mai essere raggiunto rimanda ad alcune espressioni: “girare a vuoto” “girare in tondo” “girare la situazione” “girare nel manico” “girare l’anima” “girare le scatole” “girare e rigirarsi nel letto”... (1)

E così da qualsiasi parte o punto o luogo o spazio avremmo definito la nostra partenza per giungere poi allo spettacolo, non avremmo fatto altro che stare accanto, e il più vicino possibile, ad un’idea. Ci siamo trovate a ridere e sorridere degli sforzi che ognuna di noi faceva per risollevarsi. Ridendo non per derisione dell’infelicità umana ma della beffa più clamorosa di cui è vittima l’umanità, e cioè del fatto che non è possibile cogliere un senso, uno scopo, una finalità della nostra esistenza (2).
Puoi solo girarci attorno e definirla ogni volta in maniera diversa. Cercando quella leggerezza che aiuti a non farci troppo male.
Barbara Della Polla

Lo spettacolo è la tappa finale del progetto di formazione FARE TEATRO DI PASSAGGIO
promosso da 
IRES – Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia-Giulia
contributo richiesto a 
Commissione Europea – Fondo Sociale Europeo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Direzione Regionale alla Formazione Professionale
Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale
con il sostegno di
Azienda per i Servizi Sanitari n. 1 Triestina e Dipartimento di Salute Mentale
Associazione di volontariato di donne “Luna e l’altra”
Comitato per i diritti civili delle prostitute
con il patrocinio di
Consigliera di Parità della Regione Friuli -Venezia Giulia presso l’Agenzia Regionale per l’impiego
Commissione Regionale per le Pari Opportunità tra uomo e donna del Friuli - Venezia Giulia
si ringrazia per la collaborazione lo Slovensko Stalno Gledalisce/ Teatro Stabile Sloveno

_______________
(1) da Passaggio a Trieste
(2) da Nel silenzio di Beckett di Paolo Bertinetti



fucinemute