Una donna attente appollaiata sulla sua vedetta le navi che giungono all’orizzonte. Sono le navi, i carghi che ogni giorno portano nuove genti sulle nostre coste. La donna scruta l’orizzonte cercando di capire quale nuova mercanzia sbarcherà a terra e inconsapevolmente mescola alle mille storie osservate dall’alto della sua postazione, la sua storia. Una storia comune e uguale a tante, la storia di chi cerca rifugio Dall’alto del suo possedimento per non farsi contaminare dagli stranieri ma che inevitabilmente si fa prendere dalla curiosità e dal desiderio di sapere chi arriverà a cambiare la sua vita. Il viaggio continua. Basta aprire le pagine di qualsiasi giornale per sapere che nuovamente oggi altri sbarcheranno a terra.
La messinscena particolarmente suggestiva - sul mare - dove viene collocata una grande sedia (tipo arbitro da tennis), che è il faro dal quale spiare l’orizzonte in attesa degli altri che vengono ad invadere, è l’isola sulla quale coccolare le proprie paure, le proprie speranze. Ai ricordi di scritture beckettiane, Barbara Della Polla mescola – con personale sensibilità e maestria - ricordi e antichi ritornelli, piccoli frammenti presi dal vivere quotidiano, frammenti di ritagli di giornale, luoghi comuni. L’attrice-autrice staziona nello specchio di acqua marina e aspetta: barchette di carta che affondano con il loro carico di speranza, annegate nel perbenismo delle buone parole.
Un evento civile catalogo di tutti i luoghi comuni sull’immigrazione.