8.4.14

Le avventure della bambina rossa. MERDRA!!

La parola più “forte” che potevamo dire da piccoli era MERDA!
Sempre pronunciata silenziosamente, a bassa voce. Ma faceva ridere e più la dicevi e più ridevi.
e MERDRA diceva Madre Ubu
e MERDRA dissero i fratelli francesi, una ragazza e due ragazzi, conosciuti sulla strada d’Irlanda cercando di farsi tirare su da qualche automobilista di passaggio, sotto una pioggia scrosciante.
MERDA MERDA MERDA!
Chiusa nel box rosso, come si usava a quei tempi e con il vasino rosa,  mi trovarono a giocare con la mia merda e che ridevo a crepapelle. Calda e malleabile come un pongo moderno. Si potevano fare numerose costruzioni con la propria merda. Sì perché ai bambini basta veramente poco per essere felici e non sentirsi soli.  La bambina è silenziosa… e intanto aveva  spennellato tutto di merda.
MERDA SANTA!!!
Poi avanti con l’età capisci che è meno santa e imprechi contro i padroni di quei cani, o meglio quei cani di padroni, che non si curano del bene comune e lasciano negli angoli più impensati, a volte anche al centro di marciapiedi impervi, agglomerati d’escrementi.
MERDA!
Finché un giorno qualunque, di una domenica qualunque, di un anno qualunque ma che sta per finire e  vorresti startene tranquilla sotto le coperte, squilla il telefono. Lasciatemi dormire!
MERDA!!!
Rispondi perché sei gentile… e così che ti hanno insegnato… la segreteria telefonica non funziona… e poi perché è appena passato il Natale e forse c’è qualcuno che vuole farti gli auguri.
Infatti  si comincia con gli auguri.
Ma un’attimo dopo, con un giro di parole del tutto incomprensibile, dall’altro capo del telefono senti dire che nel garage sotto il tuo studio ci sono delle infiltrazioni. Anzi piove.
Nel garage? Sotto lo studio? E come fa a saperlo? Perché il proprietario del garage, che sta sotto il tuo studio, ha telefonato al geometra che abita al 6° piano, che ha quattro figli, che conosce la zia della vicina che ha telefonato al panettiere… Surreale tutta la città sa che piove nel garage sotto il tuo studio!
MERDA!
Decidi lentamente di interrompere la giornata dedicata al riposo e un po’ imprecando ma ancora assonnata, cerchi di capire se è il caso di uscire. Nuovamente il telefono squilla. Nuovamente auguri di fine d’anno. Niente affatto. Dall’altro capo del telefono uno voce, sconosciuta e decisa, ti dice che se non sarai lì entro 10 minuti verranno chiamati i pompieri. Tu che sei gentile, un po’ ti spaventi, sempre gentilmente, fai capire che se già fuori casa, che sei già per strada, che anzi se già lì dove sembra che piova a dirotto.
Allora bisogna proprio uscire.
MERDA!!!
E la macchina? Dove hai messo la macchina. La macchina?? Quale macchina? Mica l’ho usata io l’ultima volta la macchina?? Parcheggiata? Dove posso averla parcheggiata? Le chiavi dove sono le chiavi??? Si ecco queste sono le chiavi… e la macchina?? Vuoto totale… è come se una parte del cervello avesse totalmente dimenticato, cancellato, tolto una sezione…
Il parcheggio e la macchina.
MERDA!
Davanti al tabacchino… sì mi pare… o davanti al panettiere? L’ho parcheggiata lì, sicuro.
Non sono per niente sicura ma non ci possono essere altri posti adesso da ricordare. Rimango a casa mentre l’altra tua metà è già scesa, imprecando alla volta dello studio. Squilla nuovamente, questa volta il citofono. La macchina non c’è. Non l’hai parcheggiata davanti al tabacchino o al panettiere che sia, non c’è. Fa niente prendi un taxi o vai a piedi, adesso non ricordo. Io ho il vuoto totale. Non posso ricordare tutto e poi la macchina non l’ha sposto quasi mai. Riaggancio il citofono… Silenzio… Com’è possibile che non ci sia la macchina? Adesso sono sicura, non ricordo nient’altro, ma sono sicura… Anzi sicurissima… Ho il vuoto attorno ma quella sezione di ricordo è molto chiara. La macchina è parcheggiata d’avanti al tabacchino. A spina di pesce e in più un parcheggio regolare.
Regolarissimo…
MERDA!
Infilo i pantaloni sul pigiama, la maglia sul pigiama… metto un filo di rossetto, quello non può mancare anche nelle tragedie più tragedie e, con le scarpe slacciate, scendo.
Quaranta passi e svolto a sinistra. Una voragine. La strada è un cantiere, transenne, un buco enorme.
E le macchine? non ci sono. Come non ci sono? Adesso sono sicura, sicurissima. La macchina l’avevo parcheggiata proprio qui. Qui, dove ora si apre questa voragine.
Un buco nero ed in fondo un intreccio di tubi.
MERDA!!!
Due donne mi guardano con aria divertita. Forse perché sono sconvolta e devo aver lasciato intravedere il vuoto della mente… mi guardano e ridono. E la macchina???
Portate via, stanotte, alle 4.20. Intervento d’urgenza sono scoppiati i tubi dell’acqua o forse un attentato. Di questi tempi anche questo potrebbe essere plausibile. Un attentato sotto casa, le macchine rimosse di notte al buio. Mi guardo attorno. Tutta la strada è invasa dal fango e dalle pietre. Surreale, portare via le macchine senza lasciare un biglietto.
Cosa faccio???
MERDA!!!
Chiamo in studio. Sarà arrivato, mi dirà che è stato tutto uno scherzo, che non piove nel garage sotto allo studio. Il telefono squilla a lungo e a vuoto. Lui non c’è o non risponde,… perché non risponde? Allora chiamo la polizia municipale. La macchina, la mia macchina, dove avete messo la mia macchina?? Signora tranquilla ma non siamo stati noi… non abbiamo notizie ma forse il 113. Chiudo il telefono e inconsciamente rifaccio il numero dello studio. Non risponde. Allora il cellulare. Non risponde. Provo nuovamente in studio ma il telefono squilla sempre a vuoto.
Ok. Niente panico. Troviamo intanto la macchina… 113. Sì signora, la macchina l’abbiamo fatta prelevare noi. Questa notte. Esplosione tubi. Un attentato? Ma no signora… nessun attentato. La macchina? Intera. Ma no, signora, non deve pagare nulla, è stato un intervento d’urgenza. Deve solo andarla a prendere.
Meno male. Richiamo in studio, devo dare la buona notizia. Numero. Risponde. La macchina c’è vado a prenderla, vado in taxi. E lì??? Qui siamo invasi dalla MERDA!
MERDA! MERDA!
Invasi? Si è tutto distrutto. Distrutto? Un rigurgito natalizio ha invaso lo studio, ha oltrepassato le pareti, è salita ai battiscopa, si è infilata negli anfratti, tutto galleggia nelle varie sfumature…
Mi è salita  una sonora risata.
MERDA!
Chiusa dentro il box rosso con il vasino rosa ridevo a crepapelle modellando quel pongo moderno.
Sì, basta veramente poco per essere felici e non sentirsi soli.
Tutta attorno avvolta da quel tepore natalizio.
MERDRA!!