La parola più “forte” che
potevamo dire da piccoli era MERDA!
Sempre pronunciata
silenziosamente, a bassa voce. Ma faceva ridere e più la dicevi e più ridevi.
e MERDRA diceva Madre Ubu
e MERDRA dissero i fratelli
francesi, una ragazza e due ragazzi, conosciuti sulla strada d’Irlanda cercando
di farsi tirare su da qualche automobilista di passaggio, sotto una pioggia
scrosciante.
MERDA MERDA MERDA!
Chiusa nel box rosso, come si
usava a quei tempi e con il vasino rosa,
mi trovarono a giocare con la mia merda e che ridevo a crepapelle. Calda
e malleabile come un pongo moderno. Si potevano fare numerose costruzioni con
la propria merda. Sì perché ai bambini basta veramente poco per essere felici e
non sentirsi soli. La bambina è
silenziosa… e intanto aveva spennellato
tutto di merda.
MERDA SANTA!!!
Poi avanti con l’età capisci che
è meno santa e imprechi contro i padroni di quei cani, o meglio quei cani di
padroni, che non si curano del bene comune e lasciano negli angoli più
impensati, a volte anche al centro di marciapiedi impervi, agglomerati
d’escrementi.
MERDA!
Finché un giorno qualunque, di
una domenica qualunque, di un anno qualunque ma che sta per finire e vorresti startene tranquilla sotto le coperte,
squilla il telefono. Lasciatemi dormire!
MERDA!!!
Rispondi perché sei gentile… e
così che ti hanno insegnato… la segreteria telefonica non funziona… e poi
perché è appena passato il Natale e forse c’è qualcuno che vuole farti gli
auguri.
Infatti si comincia con gli auguri.
Ma un’attimo dopo, con un giro di
parole del tutto incomprensibile, dall’altro capo del telefono senti dire che
nel garage sotto il tuo studio ci sono delle infiltrazioni. Anzi piove.
Nel garage? Sotto lo studio? E
come fa a saperlo? Perché il proprietario del garage, che sta sotto il tuo
studio, ha telefonato al geometra che abita al 6° piano, che ha quattro figli,
che conosce la zia della vicina che ha telefonato al panettiere… Surreale tutta
la città sa che piove nel garage sotto il tuo studio!
MERDA!
Decidi lentamente di interrompere
la giornata dedicata al riposo e un po’ imprecando ma ancora assonnata, cerchi
di capire se è il caso di uscire. Nuovamente il telefono squilla. Nuovamente
auguri di fine d’anno. Niente affatto. Dall’altro capo del telefono uno voce,
sconosciuta e decisa, ti dice che se non sarai lì entro 10 minuti verranno
chiamati i pompieri. Tu che sei gentile, un po’ ti spaventi, sempre
gentilmente, fai capire che se già fuori casa, che sei già per strada, che anzi
se già lì dove sembra che piova a dirotto.
Allora bisogna proprio uscire.
MERDA!!!
E la macchina? Dove hai messo la
macchina. La macchina?? Quale macchina? Mica l’ho usata io l’ultima volta la
macchina?? Parcheggiata? Dove posso averla parcheggiata? Le chiavi dove sono le
chiavi??? Si ecco queste sono le chiavi… e la macchina?? Vuoto totale… è come
se una parte del cervello avesse totalmente dimenticato, cancellato, tolto una
sezione…
Il parcheggio e la macchina.
MERDA!
Davanti al tabacchino… sì mi
pare… o davanti al panettiere? L’ho parcheggiata lì, sicuro.
Non sono per niente sicura ma non
ci possono essere altri posti adesso da ricordare. Rimango a casa mentre
l’altra tua metà è già scesa, imprecando alla volta dello studio. Squilla
nuovamente, questa volta il citofono. La macchina non c’è. Non l’hai
parcheggiata davanti al tabacchino o al panettiere che sia, non c’è. Fa niente
prendi un taxi o vai a piedi, adesso non ricordo. Io ho il vuoto totale. Non
posso ricordare tutto e poi la macchina non l’ha sposto quasi mai. Riaggancio
il citofono… Silenzio… Com’è possibile che non ci sia la macchina? Adesso sono
sicura, non ricordo nient’altro, ma sono sicura… Anzi sicurissima… Ho il vuoto
attorno ma quella sezione di ricordo è molto chiara. La macchina è parcheggiata
d’avanti al tabacchino. A spina di pesce e in più un parcheggio regolare.
Regolarissimo…
MERDA!
Infilo i pantaloni sul pigiama,
la maglia sul pigiama… metto un filo di rossetto, quello non può mancare anche
nelle tragedie più tragedie e, con le scarpe slacciate, scendo.
Quaranta passi e svolto a
sinistra. Una voragine. La strada è un cantiere, transenne, un buco enorme.
E le macchine? non ci sono. Come
non ci sono? Adesso sono sicura, sicurissima. La macchina l’avevo parcheggiata
proprio qui. Qui, dove ora si apre questa voragine.
Un buco nero ed in fondo un
intreccio di tubi.
MERDA!!!
Due donne mi guardano con aria
divertita. Forse perché sono sconvolta e devo aver lasciato intravedere il
vuoto della mente… mi guardano e ridono. E la macchina???
Portate via, stanotte, alle 4.20.
Intervento d’urgenza sono scoppiati i tubi dell’acqua o forse un attentato. Di
questi tempi anche questo potrebbe essere plausibile. Un attentato sotto casa,
le macchine rimosse di notte al buio. Mi guardo attorno. Tutta la strada è
invasa dal fango e dalle pietre. Surreale, portare via le macchine senza
lasciare un biglietto.
Cosa faccio???
MERDA!!!
Chiamo in studio. Sarà arrivato,
mi dirà che è stato tutto uno scherzo, che non piove nel garage sotto allo
studio. Il telefono squilla a lungo e a vuoto. Lui non c’è o non risponde,…
perché non risponde? Allora chiamo la polizia municipale. La macchina, la mia
macchina, dove avete messo la mia macchina?? Signora tranquilla ma non siamo
stati noi… non abbiamo notizie ma forse il 113. Chiudo il telefono e
inconsciamente rifaccio il numero dello studio. Non risponde. Allora il
cellulare. Non risponde. Provo nuovamente in studio ma il telefono squilla
sempre a vuoto.
Ok. Niente panico. Troviamo
intanto la macchina… 113. Sì signora, la macchina l’abbiamo fatta prelevare
noi. Questa notte. Esplosione tubi. Un attentato? Ma no signora… nessun
attentato. La macchina? Intera. Ma no, signora, non deve pagare nulla, è stato
un intervento d’urgenza. Deve solo andarla a prendere.
Meno male. Richiamo in studio,
devo dare la buona notizia. Numero. Risponde. La macchina c’è vado a prenderla,
vado in taxi. E lì??? Qui siamo invasi dalla MERDA!
MERDA! MERDA!
Invasi? Si è tutto distrutto.
Distrutto? Un rigurgito natalizio ha invaso lo studio, ha oltrepassato le
pareti, è salita ai battiscopa, si è infilata negli anfratti, tutto galleggia
nelle varie sfumature…
Mi è salita una sonora risata.
MERDA!
Chiusa dentro il box rosso con il
vasino rosa ridevo a crepapelle modellando quel pongo moderno.
Sì, basta veramente poco per
essere felici e non sentirsi soli.
Tutta attorno avvolta da quel
tepore natalizio.
MERDRA!!