Mettiti in
viaggio anche se l’ora non ti piace: Quando arriverai, l’ora ti sarà comunque gradita.
Proverbio
tuareg
Ma insomma io di dove sono ? La sera lo chiedevo a mio padre . Sei la mia
preferita rispondeva lui. Papà mi racconti una storia? Quelle sì che le sapeva
raccontare bene. E con le storie mi faceva dimenticare che avevo dovuto lottare
tutto il giorno con quel cognome che nessuno capiva.
Come ti chiami? Maria Barbara Della Polla. Polla Polla. Non Porta, Bolla.
Staccato doppia elle. La D maiuscola. Non sono nobile. La mamma mi aveva istruito bene: Polla non è la figlia del pollo ma una polla d'acqua, quelle che si formano nel terreno. Avevo un bel dire io.
Ero sempre polla la figlia del pollo. Come la più piccola delle mie sorelle che mia madre si ostinò a chiamare Clio (non c'era ancora la macchina della FIAT!). Clio è un nome da maschio. Sei un maschio. No è una musa greca, quella della storia mi pare.
Bisognava sempre giustificare qualcosa.
Come ti chiami? Maria Barbara Della Polla. Polla Polla. Non Porta, Bolla.
Staccato doppia elle. La D maiuscola. Non sono nobile. La mamma mi aveva istruito bene: Polla non è la figlia del pollo ma una polla d'acqua, quelle che si formano nel terreno. Avevo un bel dire io.
Ero sempre polla la figlia del pollo. Come la più piccola delle mie sorelle che mia madre si ostinò a chiamare Clio (non c'era ancora la macchina della FIAT!). Clio è un nome da maschio. Sei un maschio. No è una musa greca, quella della storia mi pare.
Bisognava sempre giustificare qualcosa.
Papà mi racconti una storia? Oh sì, lui era bravo a
raccontare.
Ogni sera si ripeteva il rito, io sotto le coperte,
il papà seduto accanto a me. Era lui e non la mamma a raccontare.... Cose per me sconosciute e dietro alle sue
storie si moltiplicavano i personaggi.
Papà mi racconti una storia? Volevo sentire sempre le stesse... quella
della melassa ad esempio... in Germania si pativa la fame... ci davano pochi
bollini per comprare il pane. Io immaginavo i bollini come dei
francobolli, quelli che si attaccano
sulle cartoline... un giorno una ragazza ci ha avvicinati... non ho mai capito
come avesse fatto... io immaginavo il
papà dietro ad un filo spinato... come quelle immagini che avevo visto degli
ebrei nei campi di concentramento... un campo di lavoro è come un campo di
concentramento? Lui non rispondeva e continuava... quella ragazza ci ha
avvicinato e ci ha lasciato in mano dei bollini... non li avevamo mai visti
quei bollini... noi siamo corsi allo spaccio e ci hanno dato due vasi... abbiamo cominciato a mangiare a mangiare...
non riuscivamo a fermarci... in mezz'ora i due vasi erano vuoti e noi avevamo
la pancia piena... ma la notte siamo stati malissimo... non si può non mangiare
niente per giorni e poi abbuffarsi in quel modo... ma perchè non avete comprato
altro?... con quei bollini solo quello ci hanno dato... e poi era già strano
che avessimo dei bollini... i prigionieri non ne possedevano... prigionieri? Era
come stare in un carcere allora? Qualcosa di molto simile rispondeva lui e io
non capivo. Il papà mi faceva
ridere... loro con la pancia grossa e piena di melassa... poteva essere simile
al miele, quello che a me non piace e mi fa vomitare solo se sento
l'odore... Papà mi racconti una
storia? ancora una, dai quella delle
patate. Le patate erano conservate sotto la terra... sotto la paglia... per non farle congelare. Erano dei tedeschi, le patate. Noi non potevamo riempirci
le tasche con di patate altrimenti ci avrebbero beccato, un coltello per
togliere la buccia non c'era, la pancia era vuota, l'unico sistema per
riempirsi la pancia era mangiare e mangiare. Non lasciare nulla nel piatto con
tutti i bambini che muoiono di fame e
ancora ancora ancora…
Forse tutto questo lo capii solo un pomeriggio...
Mai! mai, non farlo mai più, nemmeno per gioco!
Sopra l'armadio della camera da letto, mio padre
teneva un fucile avvolto dentro un morbido panno bianco. Avrei dato qualsiasi
cosa per toccarlo. Un giorno riuscii a prenderlo arrampicandomi su una sedia e
lo puntai dritto contro mia sorella per giocare.
La faccia grande di mio padre apparve sulla porta. Era di ghiaccio. Mi prese l'arma.
Mai, non farlo mai più, nemmeno per gioco. Aveva una strana espressione con il fucile in mano, ricordava la guerra. Dal sud al nord era arrivato mio padre, per via della guerra, poi era finito in un campo di lavoro in Germania. Mi raccontava un sacco di storie strane. "Sai perchè ho i denti bianchi e forti? Perchè una volta quando tu non eri ancora nata ho mangiato un KG di kartoffel con tutta la buccia. Sempre quella delle patate. Kartoffel kartoffel kartoffel. Patate patate patate. "Meine liebe" diceva mio padre, ma altro non voleva ricordare.
Le ho fatte mangiare tutte intere a mia sorella, le patate.
"Buone" diceva lei. Buone dicevo io.
Ti resteranno per sempre i denti bianchi!
La faccia grande di mio padre apparve sulla porta. Era di ghiaccio. Mi prese l'arma.
Mai, non farlo mai più, nemmeno per gioco. Aveva una strana espressione con il fucile in mano, ricordava la guerra. Dal sud al nord era arrivato mio padre, per via della guerra, poi era finito in un campo di lavoro in Germania. Mi raccontava un sacco di storie strane. "Sai perchè ho i denti bianchi e forti? Perchè una volta quando tu non eri ancora nata ho mangiato un KG di kartoffel con tutta la buccia. Sempre quella delle patate. Kartoffel kartoffel kartoffel. Patate patate patate. "Meine liebe" diceva mio padre, ma altro non voleva ricordare.
Le ho fatte mangiare tutte intere a mia sorella, le patate.
"Buone" diceva lei. Buone dicevo io.
Ti resteranno per sempre i denti bianchi!
Sarà per tutte queste storie che in quinta elementare
all'esame ho parlato solo di fucili e di campi di concentramento, io sapevo
tutto. La maestra non capiva mentre io sulla lavagna scrivevo: il mio papà di
mestiere fa il campo di lavoro e le patate si mangiano con tutta la buccia.