1.5.11

La bambina rossa


Io il rosso non l'ho mai potuto soffrire. Cartella rossa, quaderni con la copertina rossa, che era poi la carta riciclata dei regali dell'ultimo Natale. Cappotto rosso, riciclato, e si vedeva, di qualche cugina più grande. E poi io, che diventavo rossa per un nonnulla. Rossa se qualcuno mi rivolgeva la parola, rossa se un ragazzo mi guardava. Avevo adottato lo stratagemma di un perenne raffreddore in modo da nascondere la mia faccia rossa, affondandola in un enorme fazzoletto bianco. Una volta arrivò la maestra in classe con tutti i quaderni blu, naturalmente l'unico rosso era il mio, e appoggiandoli sulla cattedra disse "C'è solo un dieci ed è di una bambina". Il mio cuore cominciò a battere, quasi fosse impazzito ma non perché avevo capito che il quaderno era il mio e non perché fossi contenta. No! Io semplicemente non volevo essere diversa, volevo essere come gli altri, volevo anch'io un 6-- e dietro la lavagna ci andai da sola per non far vedere la mia faccia rossa. Avevo sbagliato anche quella volta, tutti guardavano me e non avevo neppure il mio fazzoletto bianco per nascondermi. Non mi capitò più. Non potevo sbagliarmi così, essere diversa non faceva per me. Mi sentivo ridicola, sempre diversa e nel luogo sbagliato. Cercavo di essere come gli altri ma avevo i quaderni con la copertina rossa; dicevo di essere di Trieste e intanto a casa si mangiavano i lambagioni; mi arrampicavo sulle Dolomiti ma non riuscivo a pronunciare nessuna parola del dialetto Cadorino; cercavo di far capire che mio padre non era né un carabiniere né un poliziotto, e con orgoglio sbandieravo la mia provenienza cittadina ma non sapevo nulla dell'Istria o dell'irredentismo. Allora cercavo di viaggiare con i marocchini-turchi che sicuramente mi avrebbero compresa, e immaginavo campi di lavoro in Germania come il mestiere di mio padre. Viaggiavo senza mai ritrovarmi in nessun luogo, io bionda del sud perché c'erano stati i normanni. Certo non avevo bisogno di documenti, ma mi sentivo ugualmente diversa un pò di qua e un pò di là... Nessuna vera appartenenza, nessun legame... Vagabonda per nascita... senza terra né casa. Poi, ho imparato ad essere migrante trovando radici un po' ovunque pur non avendone in un luogo preciso.

E finalmente... terra! Non è forse vero che terra - pianeta - in greco vuol dire anche vagabondo?